“Abitudini” è una canzone per gli ubriachi di vite assolate, alle prese col termometro che non denuncia quasi mai l'età percepita.
Ai primi caldi, prima dell’estate, Caterina non si smentisce e scrive una canzone per chi, come lei, indomita al mattino "spegne le sveglie e cerca le stelle" — il mattino ha l(‘)oro, in bocca —.
Per i disordinati che impattano con i loro casini e, forse, entrandoci ne escono.
La corsa coi sacchi di pazienza non ha vincitori, ma persone curiose. E Caterina promette di stupirci, con le sue abitudini.
Ho la cattiva abitudine
Di stare tra il martello e l’incudine
Di non avere le mezze misure
Di sbatterci contro alle cose
Ho la cattiva abitudine
Di non sapere bene
Di non sapere bere
è diventata consuetudine
Di essere quella che ti riporta a casa
La verità è che
Ogni mattina
Mi sveglio con un’età diversa dalla mia
La verità è che Partirei prima
Ma trovo diplomatico Essere in ritardo
Ho
Fatto il pieno di pazienza
Ma non sto
Più nella pelle, più nella pelle Ho
Un sacco di oro in bocca
Ma al mattino
cerco le stelle, spengo le sveglie
[Strofa]
Ho la cattiva abitudine
di dire cose che
vengono fraintese
che se provassi con il giapponese diresti che mi spiego bene
Ho la cattiva abitudine
Che poi ci ripenso sempre
E sbatterei la testa contro il muro Per quanto sono stata deficiente
La verità è che
Ogni mattina
Mi sveglio con un’età Che non è la mia
La verità è che Partirei prima
Ma trovo più simpatico Essere in ritardo
Ho
Fatto il pieno di pazienza
Ma non sto
Più nella pelle, più nella pelle
Ho
Un sacco di oro in bocca
Ma al mattino
Spengo le stelle, cerco le sveglie
[Special]
Mentre avanzi
a piedi scalzi
Nel disordine
Cerca i passi
Non voltarti
Che ti sorprenderò Con le mie abitudini
Ho
Fatto il pieno di pazienza
Ma non sto
Più nella pelle, più nella pelle Ho
Un sacco di oro in bocca
E al mattino
spengo le sveglie, cerco le stelle